Il ricordo di mia madre, per dire stop al femminicidio

Parla Giada, figlia di Maria, uccisa 11 anni fa dall ex marito

“Sono passati 11 anni da quel 23 luglio e io vorrei che mia madre non fosse dimenticata. Vorrei che nessun’altra donna venisse uccisa dall’uomo che aveva amato”. Sedici anni, minuta, gli occhi grandi della sua mamma, inizia così Giada Potenza il suo racconto che vuole essere un tributo in memoria di sua madre, Maria Daniele, vittima di un brutale femminicidio per mano dell’ex marito. Una storia che scosse tutti per l’efferatezza del gesto: inseguita ed uccisa con quattro colpi di pistola davanti ai bambini di 5 ed 11 anni e le due donne presso cui si era rifugiata nel disperato tentativo di salvarsi. Giada quel ricordo lo porta impresso nella mente e nel cuore, non può dimenticare né perdonare. Della mamma ricorda poco altro, alcuni momenti di vita quotidiana, pochi sprazzi: “Ricordo mia mamma che gioca con me e mi mette lo smalto alle unghie - racconta -. Ero molto piccola e noi eravamo andati a vivere con i nonni da qualche anno, perché mamma lo aveva lasciato e mentre lei lavorava io ero con mia nonna. Lei era forte, coraggiosa, ma mio padre continuava a perseguitarla e minacciarla”. Infatti si era rivolta ai carabinieri Maria Daniele, lo aveva denunciato, lui era finito in carcere per maltrattamenti, ma non è bastato a salvarle la vita. Anche quel giorno la donna aveva allertato i carabinieri, in seguito ad un litigio con l’uomo che l’aveva seguita ed importunata per strada, ma all’intervento dei carabinieri la situazione sembrava sotto controllo, salvo poi ripetersi in serata, con maggiore violenza, culminata nell’inseguimento ed omicidio. I bambini furono affidati ai nonni materni, con i quali già vivevano da qualche anno e Giada ha ricostruito con loro il rapporto genitori-figli: “I miei nonni non mi hanno fatto mai mancare l’amore della famiglia e mia nonna è come una madre per me. Lei dice che sono come mia madre - confida, accennando un sorriso - ho la testa dura”. Ma non può dimenticare quel dolore e vuole che si trasformi in testimonianza: “Vorrei che non accadessero più tragedie come la nostra - continua -. Molte donne come mia madre vengono picchiate ed uccise, ancora oggi, anzi sembra che siano sempre di più. Lei ebbe la forza di ribellarsi, di rivolgersi ai carabinieri, di chiedere aiuto alla famiglia. Nonostante questo non è riuscita a salvarsi. Penso sia importante far capire che se la persona che ami ti picchia o ti maltratta, non bisogna mai sottovalutare i problemi e credere che con l’amore si possano risolvere, non succede quasi mai. A mia madre e molte altre donne non è successo”. E’ determinata la piccola Giada che frequenta il liceo e da grande vorrebbe fare la pasticcera; da figlia di una vittima di femminicidio vuole dire al mondo che non si può e non si deve morire così.
Anna Lucia Sticozzi (La Gazzetta del Mezzogiorno)

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