Chiude dopo 150 anni storica vertenza tra Lesina e San Nicandro

Il Commissario per gli Usi Civici da ragione a Lesina e alle Società

Una riunione straordinaria e urgente di tutta la maggioranza al governo cittadino per salutare la vittoria. E' così che Pasquale Tucci, sindaco di Lesina, ha annunciato la conclusione dell'ormai secolare contenzioso amministrativo che vedeva contrapposti i comuni di Lesina e San Nicandro Garganico, dopo la sentenza del Commissario per gli Usi Civici di Bari, che avrebbe accolto senza ombre la relazione del CTU, decretando di fatto che San Nicandro non ha nulla a pretendere. La notizia è stata riportata oggi anche dal quotidiano provinciale L'Attacco.

Una storia iniziata prima del 1900 e che ha visto susseguirsi generazioni di avvocati, che avrebbero quasi campato di rendita sul solo contenzioso. Clamoroso il caso degli avvocati Gargano, padre e figlio, a difesa rispettivamente dei due comuni.

Un caso definito sempre "vertenza confinaria" ma che in realtà è relativo al riconoscimento degli usi civici, già al tempo in cui i possessori erano le grandi famiglie latifondiste e lo stesso comune di Lesina, i cui attuali confini amministrativi, definiti da un regio compassatore con dei titoli in pietra (come quello all'ex ristorante Il Gabbiano di Torre Mileto), altro non sono che le antiche proprietà della Casa dell'Annunziata di Napoli (sec. XVIII).

A seguito dell'occupazione della Sacca Orientale prima e dell'Istmo Schiapparo-Spina Santa poi (dove sorgono le note case abusive), all'interno del contenzioso il comune di San Nicandro cominciò ad avanzare pretese di modifiche confinarie, al fine di poter gestire direttamente quei terreni occupati per la maggior parte da propri residenti. Una pretesa giudicata folle da parte di Lesina, che a fronte di sparuti fogli di relazione presentati in aula dal comune di San Nicandro per far valere le sue pretese, contrapponeva continuamente corpose relazioni corredate di documentazione storica. Negli anni '70, poi, comincia l'epopea delle note Società, che vantano la proprietà dei terreni occupati. Proprietà certificata da atti notarili che attestano l'acquisto presso gli antichi possessori, all'interno di pacchetti immobiliari che comprendevano palazzi signorili nei centri di Napoli e Roma. Significativo il caso dei Meola di San Nicandro, che già all'inizio degli anni '70 stipularono regolarissimi atti di compravendita con una delle Società, contrariamente a quasi tutti i possessori del resto dell'Istmo dove non vi è uno straccio di transazione immobiliare.

Nel frattempo passano gli anni e una delle Società, sicura dei propri titoli di proprietà, raggiunge un'intesa con il comune di Lesina, insieme al quale redige il PIRT (piano integrato di recupero territoriale), il piano di risanamento della zona, che come discrimine per i fabbricati abusivi da tenere in piedi usa la presentazione delle domande di condono. Il PIRT viene approvato da Lesina e dalla Regione Puglia ma si blocca in attesa della sentenza.

Non è stata ancora pubblicata la sentenza, in realtà, ma si apprende da fonti lesinesi che il giudice abbia accolto in toto la proposta del ctu, il tecnico incaricato dalle parti di trovare una soluzione sulla base della reale situazione e della documentazione storica. Pare che nella sua relazione, il ctu prevedesse il riconoscimento degli usi civici per i terreni della Sacca Orientale e la proprietà privata (delle Società) sull'Istmo. Giudicate del tutto fuori luogo invece le pretese di "annessione" da parte del comune di San Nicandro, pretese avanzate, in sostanza, sulla natura degli occupatori abusivi (quasi tutti sannicandresi) e sul fatto che quei territori sono logisticamente più vicini a San Nicandro. Ma c'è di più. Stando a voci da confermare a sentenza letta, è venuto fuori dalle vicissitudini storiche che San Nicandro dovrebbe addirittura restituire più di un migliaio di ettari a Lesina.

Timide ancora le reazioni, a parte quelle soddisfatte del sindaco lesinese Tucci e del suo assessore Antonio Lombardi. Il presidente del Comitato Salviamo l'Istmo, Luigi Giorgio, dice di non essere informato della sentenza e che a lui risulta un'ultima udienza a gennaio. Matteo Vocale, segretario cittadino del PD e capogruppo in consiglio comunale, rilascia uno sfogo: "decine di migliaia di euro spesi inutilmente a solo danno dei cittadini. Mi prenderò il debito tempo per leggerne la documentazione e capire cosa rischia il Comune. A naso, ho come la sensazione che per troppo tempo, e ancora oggi, gran parte della politica ha agito con follia autoreferenziale".

Tra i cittadini comuni, invece, la speranza è che al di là di quale sia il comune competente (questione assai relativa), si possa finalmente trovare una stabilità per gli agricoltori della Sacca Orientale attuare un piano di recupero dell'Istmo, dove insistono molti immobili fatiscenti, una viabilità soffocata e, nel 2015, manca ancora l'energia elettrica e gli impianti idrico-fognari. 

Foto: i confini amministrativi attuali di San Nicandro Garganico (blu) e la proposta di riassegnazione con i nuovi confini di Lesina (giallo) e San Nicandro (rosso) fatta dal comune di San Nicandro e bocciata dal giudice

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