Un'intera pagina del quotidiano L'Attacco, circa due mesi fa, ha denunciato la storia, evidentemente passata inosservata, di un sito archeologico in agro di San Nicandro Garganico manomesso, distrutto e quasi completamente ostruito da opere in muratura, tra cui un muro in cemento, un capannone agricolo e una spessa coltre di asfalto.
Si tratta, come scrive il giornale foggiano, del noto insediamento, con annessa necropoli di epoca dauno-romana e medievale, individuato in località Porto di Vico, circa un chilometro a sud della Sacca Orientale del Lago di Lesina. Il sito, noto a tutta la comunità scientifica, fu citato per la prima volta da studiosi locali e poi pubblicato in alcuni saggi prima dallo storico Vittorio Russi e successivamente da Giuliano Volpe, archeologo già rettore dell'Università di Foggia e attuale presidente del Consiglio Superiore per i Beni Culturali. Vi si descrivevano frequenti affioramenti di parti di strutture insediative, ma anche lastre poste a copertura di tombe nonché una grande quantità di frammenti di ceramica di vario tipo, dall'epoca dauna (IV-III sec. a.C.) fino al Medioevo.
"La cosa che più di tutte rende strana la vicenda - riporta L'Attacco - è che, nonostante si fosse a conoscenza della presenza della necropoli nel sottosuolo sannicandrese, il Comune di San Nicandro Garganico, con una determina dirigenziale di qualche anno fa, quando c’era il commissario prefettizio, ha autorizzato alla cementificazione dell’area. Anzi, è stato letteralmente asfaltato il terreno.
Il motivo? Stando a quanto si apprende da fonti interne a Palazzo di Città (il documento ufficiale non è stato possibile reperirlo né sull’Albo Pretorio storico del Comune né in nessun altro modo), il proprietario del fondo avrebbe richiesto l’autorizzazione ad asfaltare l’area per poter realizzare un’area pesa per gli agricoltori che coltivano i terreni limitrofi. Il vero motivo che invece avrebbe spinto il proprietario a chiedere ed ottenere successivamente il nulla osta riguarda invece le continue incursioni dei tombaroli sannicandresi e garganici in generale, che violavano il terreno di proprietà dell’imprenditore agricolo sannicandrese alla ricerca di tesori storici da portare come cimeli a casa propria. Stanco, dunque, di tutte queste sgradite visite, l’imprenditore ha deciso di asfaltare il tutto, coprendo di fatto la necropoli".
Stando a quanto riporta il giornale, qualcuno avrebbe segnalato a suo tempo il tutto anche alle autorità competenti, compresa la Soprintendenza, denunciando come "l’opera edilizia in oggetto è da considerarsi grave. I lavori vengono eseguiti con l’utilizzo di ruspe e mezzi meccanici che per nulla tengono conto delle peculiarità di cui sopra. Si rileva al momento una immensa quantità di frammenti di ceramica di vario tipo, spesso datante, in particolare grossi frammenti (anche orli, anse e puntali di frazione) di anfore di epoca romana oltre a laterizi di varia manifattura riferibili a strutture cultuali e civili di una certa importanza. Rilevante anche la quantità di materiale osteologico, di natura animale e umana".
Un fatto, insomma, che porta San Nicandro e il suo territorio a sprofondare ancora una volta nel degrado più totale, lasciando solo l'amara invidia per ben altri territori che hanno saputo valorizzare molto meno di ciò che le nostre contrade nascondono. Senza sapere che avere un terreno dove insiste un sito archeologico, non crea più i problemi di una volta ma le Soprintendenze e le Autorità tendono sempre più a privilegiare soluzioni che tutelino la Storia, la sua comunità e i possessori.