Don Matteo De Meo: "Il Papa non è padrone della chiesa"

Il teologo esamina la recente esortazione apostolica post sinodale sulla famiglia

 

L’ Amoris Laetitia? Niente di realmente nuovo sotto il sole “. Lo dice il teologo don Matteo De Meo, che esamina la recente esortazione apostolica post sinodale del Papa sulla famiglia.

Don Matteo, i media specialmente quelli  italiani, dicono che il Papa ha aperto alla comunione in favore dei divorziati risposati civilmente. Che cosa ne pensa?
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Nelle oltre duecento pagine del documento non ci ho trovato niente di veramente   progressista e direi di nuovo. Dal mio punto di vista non cambia niente”.

In che senso?
"Che oggi come ieri, non è possibile dare la comunione al divorziato risposato civilmente. La dottrina, salvo che vogliamo scivolare in eresia, non muta e nessuno, Papa in testa, ha questo potere o facoltà”.

Si parla di caso per caso…
"Penso che quello che  porta a conclusioni avventate è un lessico   non troppo netto  che  alla luce della ortoprassi cattolica potrebbe persino far pensare ad un certo relativismo.  E’ bene ricordare che il documento è pastorale e non dogmatico”.

Dopo la pubblicazione di quel testo lei darebbe la comunione al divorziato risposato civilmente?
"No. Per la semplicissima ragione che il Papa, i vescovi e sinodi non sono padroni della Chiesa, ma  custodi  e la dottrina è immutabile. Io vorrei sbagliarmi, tuttavia temo che quel testo aumenterà la confusione. Infatti si rischia malamente che  casi analoghi possano essere trattati in modi diversi da diocesi a diocesi”.

Non vi è dunque un cedimento sulla cattolicità della Chiesa?
"Ma questo non è una novità. Molto è dovuto al linguaggio usato nei documenti  della Chiesa a partire dal Vaticano II, testi che  si prestano sempre a varie interpretazioni rispetto alla chiarezza del passato. Per venire al tema delicato della comunione, la mia idea è che non ci sia nessuna novità  rispetto alla posizione di San Giovanni Paolo II, e mancano persino riferimenti canonistici.  E allora come possiamo parlare di cambio? Lo ripeto: temo che questo documento farà aumentare la confusione e possiamo dire con un certo rammarico che almeno nella ortoprassi, la cattolicità della Chiesa sembra affievolita”.

Esiste un rischio relativista come qualcuno dice nel documento?
"In alcune affermazioni  esiste la possibilità di una lettura relativista, vero. Anzi magari senza volerlo, alcune espressioni sembrano formulate in questo modo”.

Problema migranti, possiamo davvero accogliere tutti?
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La carità e l’ accoglienza sono doveri del cristiano ai quali non deve venire meno. Però, attenzione a non privilegiare come sta accadendo ed è accaduto, i lontani rispetto ai vicini, questa è una tendenza  in atto. In quanto all’ accoglienza va fatta con criterio e prudenza, non possiamo fare entrare tutti senza limiti. Il buonismo non paga”.

Il Papa va a Lesbo, condivide? 
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Capisco il gesto pastorale  che è significativo. Però potrebbe essere malamente inteso . Lo trovo un tantino rischioso e  suscettibile di strumentalizzazione. Forse era meglio non farlo”.

Intervista di Bruno Volpe per www.lafedequotidiana.it

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