La visita pastorale di don Giancarlo in Canada

Il resoconto dell'ospitalità dei nostri compaesani emigrati

Siamo nell’Ufficio parrocchiale del Carmine, con il parroco don Giancarlo Borrelli, ove fa testimonianza storica sulle pareti, una delle ultime immagini di don Guglielmo Guerrieri, primo parroco, oltre a quella attuale del Vescovo Angelo, Lucio Renna e, ovviamente, di Papa Francesco.

Siamo venuti a preparare per i nostri lettori il consuntivo sul suo recente viaggio in Canada, svolto tra il 18 aprile e il 7 maggio scorsi. Lì egli ha avuto modo di visitare fraternamente la maggior parte dei figli e dei nipoti dei Sannicandresi partiti alla volta dell’America, a cavallo tra la fine degli anni Quaranta e l’inizio degli anni Cinquanta.

Alcuni di essi, compreso almeno qualche loro genitore, sono tornati in visita a San Nicandro dal 1970 fino a qualche anno fa. Quella di don Giancarlo è stata una visita basata sulla volontà ecclesiale, pastorale e missionaria del parroco, maturata da alcuni anni; da quando, cioè, alcuni nostri compaesani gli hanno fatto visita di cortesia in parrocchia, esprimendogli il desiderio di poterlo ospitare presso le loro abitazioni, nella loro nazione adottiva e definitiva. In essa - non mancano mai di farlo presente - hanno potuto vivere una vita laboriosa e dignitosa decisamente impossibile ai loro genitori, a quei tempi, a San Nicandro.

Ma il desiderio poteva rimanere tale per parecchio tempo ancora se l’amico comune, Antonio Tricarico non lo avesse reso progetto fattibile. Egli è molto pratico degli ambienti canadesi ove vivono i nostri compaesani di origine e i loro discendenti. In quella civilissima terra Antonio ha vissuto e lavorato per sedici anni prima di ritirarsi con la famiglia in San Nicandro. Questo gli ha consentito di ideare e progettare, con molta cura, il viaggio e il soggiorno in Canada di don Giancarlo.

Ma sentiamo lui: «Certamente è stato grazie a Nino Tricarico - il quale mi ha accompagnato in tutti gli itinerari - se ho potuto godere molto tranquillamente e privo di ogni preoccupazione gestionale tutto il mio viaggio. Dopo le otto ore di aereo e qualche problema per assorbire gli effetti dei sei fusi orari, all’aeroporto di Montreal sono stato accolto dalle tre famiglie che mi hanno fornito ospitalità, assistenza e compagnia durante la mia permanenza in Canada: Luigi Di Maso con la consorte Anna Petrucci, Michele Di Salvia e la consorte Costanza e Benito Stocola con la moglie Nina. Persone alla mano, cordiali, accoglienti che subito mi hanno messo a mio agio. Premetto che io, fino a quel punto, conoscevo solo i Di Maso.

La stessa cosa sarà accaduta nei miei riguardi per le altre due famiglie, dei Di Salvia e degli Stocola, che di me avevano soltanto vaghe note. Siamo entrati quindi subito in sintonia amicale e abbiamo raggiunto la dimora dei Di Maso, a Laval. Lì abbiamo trovato ad attenderci altri familiari e conoscenti che ci hanno accolto con festosità ed una enorme torta su cui era scritto “Welcome in Canada”. Altri conoscenti sono convenuti successivamente per salutarmi.

L’indomani mattina, domenica, ho celebrato la Messa presso la Parrocchia del Divino Amore, a Laval e vi ha partecipato quasi tutta la comunità in qualche modo legata da familiarità con San Nicandro. È stata una emozione enorme.. Io ho avuto modo di salutarli tutti prima della Messa. Li ho incontrati ad uno ad uno e, atteraverso il cognome con cui si presentavano, cercavo di capire a chi appartenessero, secondo le mie conoscenze.

Qualcuno sicuramente mi sarà sfuggito, ma li ho ravvisati quasi tutti; ad esempio: i Vocino, i Colella, i Pantaleo, i Murano, i Palmieri, i Grana, i Giacobbe, i Campagna, gli Scanzano, i Di Leo, i Febbraio, i Pettellino, i Libero, i Borazio, i Caruso. Quelli che non ho potuto incontrare in Chiesa, perché impediti temporaneamente o ammalati, li ho visitati successivamente presso le loro abitazioni. In ogni casa ho celebrato Messa e subito dopo siamo rimasti a chiacchierare dei loro ricordi di quando stavano a San Nicandro, del paese e di quanto hanno realizzato o è capitato nella loro vita canadese».

Don Giancarlo, ma sono tutte cattoliche le persone che hai incontrato?  «Beh, quelli che ho incontrato io sono tutti cattolici e praticanti; il recarsi a Messa in parrocchia per essi è, d’ordinario, un momento di incontro comunitario. Ho notato che sono molto uniti nelle ricorrenze di nascita, di matrimonio o di lutto.

Ovviamente mi hanno fatto conoscere molti posti, come per esempio New York dove ho celebrato Messa nella cattedrale di St. Patrick, a centro di Manhattan. Ovunque andassi ero accompagnato da un bel numero di persone con cui viaggiavo sempre con la capace auto, a sette posti, di Benito Stocola. La seconda parte l’ho trascorsa, invece, a Toronto. Secondo il programma messo a punto da Nino Tricarico, la sera dell’ultimo giorno di ospitalità dai Di Maso, a Montreal, è giunto Joe Di Salvia con il quale, l’indomani, siamo partiti per Toronto, più a nord.

Lì, ho incontrato un altro ramo della famiglia Di Salvia, quella di Joe, i Fulgaro e i D’Agrumo. E a Toronto, tra l’altro, si è realizzato il sogno che avevo in mente da quando, a San Nicandro, sono diventato parroco: conoscere realmente le famose cascate del Niagara di cui mi parlavano i compaesani che venivano a San Nicandro dal Canada e che mi facevano visita. A Toronto ho potuto celebrare la Messa presso la Parrocchia, pure lì dedicata a St. Patrick, ove ho incontrato moltissimi italiani.

Mi ha gradevolmente impressionato il compiacimento che mi hanno espresso alla fine per aver potuto ascoltare la Messa in perfetto italiano, godendo appieno cioè dei suoni della nostra lingua che non sono abituati ad ascoltare con tutte le sue meravigliose sfumature. Il parroco, che mi ha ospitato e concesso di celebrare la Messa, mi ha regalato un sacchettino con un pezzetto di terra raccolta presso la tomba di un sacerdote colà morto in odore di santità; io gli ho regalato “un pezzetto di cielo”, come ho presentato lo scapolare della Madonna del Carmine. Simpatico scambio, quindi, di Terra e di Cielo, a confermare lo spirito missionario di questo viaggio che, attraverso le Messe domestiche, di ogni giorno, e le tre domenicali, al cospetto di tanta partecipazione, a tutti ho potuto donare l’abitino della Madonna del Carmine risultato sempre molto apprezzato.

Infine, tra Laval, Montreal e Toronto ho potuto visitare tre cimiteri ove giacciono, tra l’altro, le spoglie dei congiunti di molti di quelli che ho incontrato. A tal punto mi sono accorto che sarebbe stato bello aver potuto fare questo viaggio molto prima, diciamo almeno dieci anni fa: Avrei trovato certamente molto più folta la presenza di persone legate alla nostra paesanità.

Devo ringraziare quanti hanno pregato per la buona riuscita del viaggio e, complessivamente, per tutto, veramente Deo gratias!»

Nelle foto le famiglie dei compaesani, nativi di San Nicandro che hanno curato l’ospitalità di don Giancarlo Borrelli e di Nino Tricarico durante il loro soggiorno a Montreal. Da sinistra: Costanza, moglie di Michele Di Salvia (ultimo a destra), Nina, moglie di Benito Stocola (penultimo da destra), Anna moglie di Luigi Di Maso, accanto a lui e il parroco del Carmine di San Nicandro, don Giancarlo Borrelli.

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