Vertenza confinaria, San Nicandro perde anche in appello

Il giudice della sezione Usi Civici conferma la sentenza di primo grado

Con sentenza n. 2391/2020 del 18 maggio scorso, la Corte d'Appello di Roma, sezione Usi Civici, ha rigettato l'appello promosso dal Comune di San Nicandro Garganico, che aveva impugnato la sentenza di primo grado (per approfondire clicca QUI) del Commissario per gli Usi Civici, che dopo 150 di carte giudiziari e soldi spesi inutilmente, metteva la parola fine ad una vertenza con radici nel medioevo (per l'intera storia, clicca QUI), che dal riconoscimento degli usi civici sui terreni della Sacca Orientale e dell'Istmo di Lesina, aveva poi innestato nella vicenda giudiziaria anche un contenzioso confinario tra i due comuni.

Dopo il pronunciamento in primo grado nell'aprile 2018, nonostante le argomentazioni apparissero sufficienti a definire la questione una volta per tutte, anche alla luce del modo opinabile, secondo molti giuristi e tecnici oltre che del giudice, con cui la difesa sannicandrese aveva condotto il processo nei decenni precedenti, la giunta di Pierpaolo Gualano volle farsi carico di alcune pressioni dei comitati per l'Istmo, proponendo comunque di impugnare la sentenza.

Una decisione, quella di ricorrere in appello, che fece storcere il muso a molti e che indispettì il comune di Lesina - che nel frattempo aveva proposto una transazione, secondo molti ragionevolissima -, che si ricostituì in giudizio chiedendo stavolta che le spese processuali fossero tutte a carico di San Nicandro.

Nonostante il duro lavoro contro il tempo dello studio legale Giuseppe Antonio Mascolo, scelto come difensore dal comune di San Nicandro, su una sentenza che aveva bassissime (se non nulle) probabilità di essere ribaltata e che assumeva molti vizi di forma e omissioni da parte dei legali precedenti, la relazione della CTU è stata integralmente confermata: i terreni sono gravati da usi civici e le pretese di revisione confinaria avanzate da San Nicandro non hanno ragion d'essere.

Si chiude quindi - salvo ricorsi (sicuramente scriteriati) in Cassazione - definitivamente questo annoso capitolo, che nel frattempo aveva anche bloccato la conclusione dell’iter per l’approvazione del PIRT Schiapparo/Torre Mileto predisposto dalle società che vantano diritti di proprietà dei suoli. Iter che oggi, sicuramente, potrà riprendere nella direzione di una valorizzazione dell'area, riconosciuta ormai come uno dei cinque ecomostri d'Italia.

Resta tuttavia in piedi una questione penalizzate, almeno sulla carta, per il comune di San Nicandro: le sentenze attribuiscono a Lesina mille ettari in zona Sacca Orientale che quindi San Nicandro dovrebbe restituire. Tale riconoscimento era stato oggetto di una transazione proposta da Lesina: il comune lagunare era disposto a cedere comunque i mille ettari, lasciando lo status quo, se San Nicandro avesse accondisceso a chiudere bonariamente la vertenza. Cosa, di fatto, non avvenuta tanto che l'amministrazione sannicandrese ricorse in appello. Naturalmente il pronunciamento dei due gradi di giudizio non è esecutivo in questo senso e spetterà a Lesina ora decidere se impiantare un nuovo procedimento finalizzato ad ottenere il dovuto.

Intanto, anche in questo caso, il giudice ha compensato le spese, che oltre ai due comuni, vedono come attori altre parti: gli eredi Masselli e le società immobiliari.

(Foto: i confini amministrativi attuali di San Nicandro Garganico (blu) e la proposta di riassegnazione con i nuovi confini di Lesina (giallo) e San Nicandro (rosso) fatta dal comune di San Nicandro e bocciata dai giudici di primo e secondo grado)
 

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