«E' ora di sfatare le false credenze che attribuiscono al "principe" le colpe del mancato sviluppo turistico di Torre Mileto. Tutt'altro. La verità è che non abbiamo ancora trovato la collaborazione degli amministratori per progettare insieme il futuro di San Nicandro».
Così esordisce Ettore De Gregorio Cattaneo, da tutti conosciuto come "il principe", erede con la sua famiglia delle proprietà di Domenico Cattaneo (insignito dai Borbone del titolo di principe di San Nicandro nel 1650, quando era già proprietario di quel feudo) e del cui vasto latifondo rimangono attualmente 300 ettari costituiti dall'area confinante con la fascia costiera demaniale e quella interna immediatamente contigua, ricadenti nel territorio di San Nicandro (da Torre Mileto a Calarossa ed oltre, fino al confine tra San Nicandro e Cagnano).
Una proprietà che a detta del "principe" ha prodotto solo grattacapi, tra espropri per pubblica utilitità e contenziosi sulla natura giuridica delle aree, liti delle quali molte, a suo dire, causate da una sorta di pregiudiziale diffidenza della classe politica locale nei confronti della proprietà, frutto di retaggi storici che non hanno più ragione di esistere.
Ostilità che per il "principe" si sono tradotte nel mancato sviluppo turistico di un'area che non ha niente da invidiare al resto del Gargano. Eppure il progetto di sviluppo turistico sulle sue proprietà "il principe" ce l'ha fin dal 1984, spiega. «Vorremmo poter avere affianco degli amici con cui discutere del futuro di questa terra perchè una proprietà così vasta non può fare a meno della collaborazione dell'amministrazione comunale per realizzare le progettualità che abbiamo proposto, ma finora non abbiamo trovato interlocutori realmente disponbili, anzi, ci siamo sempre dovuti difendere nelle sedi giudiziarie» aggiunge.
Sullo sfondo, da sempre, non secondaria, la questione "Favaro", l'area comunale a potenziale vocazione turistica che in virtù dei vincoli ambientali e paesaggistici sviluppa una volumetria, nei fatti, definita solo "virtuale", ragione per cui le aste per la sua vendita andrebbero deserte.
Poco appetibile, dunque, l'acquisto del Favaro pare torni sempre come contropartita ricorrente nelle trattative con le amministrazioni, non trovando accoglimento la proposta di De Gregorio di superare l'impasse con la "spalmatura" della cubatura a disposizione del Comune sulla sua proprietà e continuano a restare senza sbocco i tentativi di far passare le sue proposte progettuali sullo sviluppo di Torre Mileto.
Ultima in ordine di tempo, quella avanzata dal "principe"circa un anno fa al sindaco Vincenzo Monte (rimasta senza riscontro) di un piano di sviluppo dell'intera area di proprietà privata «tenendo conto delle esigenze di pubblica utilità, della tutela dell'ambiente paesaggistico nonchè dello sviluppo turistico ed economico dell'intera area, ma allo stesso tempo con l'intento di trovare una soluzione transattiva e definitiva con il comune per tutte le controversie giudiziarie in corso».
Idea progettuale che ruota intorno alla riqualificazione turistica, con nuova destinazione d'uso di aree di proprietà privata lungo il litorale di Torre Mileto e Calarossa con individuazione di aree commerciali e di servizi, per la realizzazione di altri tre villaggi turistici (come quello già esistente in prossimità della torre, denominato "Cala del Principe"); poi un piano urbanistico per la lottizzazione in due aree edificabili per la realizzazione di case, alberghi, impianti sportivi e ricreativi; il porto turistico a Torre Mileto (con 400 posti barca) e campo da golf con la formula del project financing.
La cessazione di ogni controversia giudiziaria in corso con la rinuncia del comune ad ogni pretesa sul presunto trattuto comunale, sarebbe compensata dalla cessione in cambio di una superficie equivalente, oltre ad altre cessioni di aree di proprietà privata, come quella pavimentata già adibita a parcheggio pubblico, quella della passeggiata (già in parte espropriata, sulla quale sono state realizzate le panchine), quella adibita a sosta degli autobus già occupata per pubblica utilità. Cessioni gratuite la cui condizione essenziale è l'utilizzo pubblico gratuito alla popolazione di San Nicandro, escludendo ogni possibilità di farle oggetto di singole concessioni a privati per fini di lucro.
Fonte: Anna Lucia Sticozzi per la Gazzetta del Mezzogiorno